lunedì 14 settembre 2015

Lettera mai imbucata

Vorrei poterti scrivere in altre condizioni e momenti migliori, ma la vita é strana e lo sai tu meglio di me. Non ho idea di cosa te ne farai di queste poche parole che oltre tutto non vanno nemmeno molto d'accordo fra di loro, ma la gente mormora che sia la speranza l'ultima a crepare e io, molto in fondo, ci credo.
La malattia sta mangiando ciò che di me resta in questo mondo, é sotto gli occhi di tutti. Sono sempre stata realista. La malattia c'è, il dolore, la fatica, la sofferenza profonda sembrano quasi volersi alleare con me di questi ultimi tempi.
Vorrei invece che tu rendessi conto di come ci sia data persino, o forse soprattutto, nel dolore la possibilità di un riscatto grande.
Non ho mai guardato la vita come la guardo ultimamente. Mancano pochi giorni. Mi manca poco tempo. Ci si rende conto di quanto tempo si è perso e di quante occasioni sprecate. Ma invece ritengo che tutta la vita dovrebbe essere così. Cercare, e alle volte rubare, quel diritto di vivere e gustarsi il presente, che a volte sembra esserci tolto e a volte siamo noi stessi a privarcene. Non trovi forse anche tu?
Non credo affatto sia una questione di opinioni sai.
Non lo è affatto, ne sono sicura.
Perchè lo sto provando sulla mia pelle. E nonostante l'evidenza che tra pochi giorni questa inizierà ad essere cibo per vermi e altri insetti interessati, persino questo non lo impedisce.
Sai, la parola che maggiormente si discosta dall'idea di 'vita tranquilla', (la cosa più terribile che esista), credo sia l'inquietudine, che ci tiene sempre desti, sempre sull'attenti riguardo al mondo che continua a girare, nonostante la nostra volontà e il nostro desiderio spesso vogliano fermarlo.
Se ci rifletti in fondo ti renderai conto dell' infinita nostra sfrontatezza e irriconoscenza nel trattare questa vita, che nonostante ogni dolore, ci è stata data.
Un tempo per ogni cosa, anche questo è vero.
Ma giuro di essere serena ora. E tra la serenità e l'essere tranquilli dovrai sapere persino tu che vi è un abisso. La prima ha alla base la certezza della vita, il secondo é uno stato d'animo più che passeggero, cosa terribile e di poco conto.
Ti auguro di non essere mai tranquillo. Questo sí.
E quando li vedi per strada che si aggirano già soddisfatti, le persone tranquille si intende, già giovani tocca a te svegliarli dal loro sonno; usa i pugni se serve, ti autorizzo io.
Ho visto vivi essere morti e uomini dati per dispersi riacciuffare la vita con impeto.
Non il tempo, ma la scelta di come utilizzarlo.
Che tu sia sempre inquieto. Questo ancora meglio.
E tutto ciò credo dipenda solamente dall'apertura del cuore.
In questo non ci sono angolazioni.
Niente prospettiva. Quando il cuore è aperto.
Non c'è nulla da fare, lui sa, devi essergli fedele. Poche bugie.
Sii fedele con lui e lui ricambierà. È piuttosto generoso.

Sempre inquieto e con il cuore spalancato.
Il testamento mica lo sapevo scrivere.
Spero di vederti presto, per spettinarti ancora i capelli. Come si faceva una volta.
Questa non la imbuco, la devi trovare tu.
Chi cerca trova si diceva una volta.

autore: Sebastiano Colaluce

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