mercoledì 16 settembre 2015

Itaca

Quella mattina si era alzato di soprassalto. La luce entrava con determinazione dall'oblò di fronte a lui e la cuccetta in cui dormiva sembrava essere più stretta che mai, tanto che quando si coricava ogni sera tarda doveva piegare le gambe per far sì che quel buco potesse contenere tutto il suo corpo.
Era un giorno strano in cui la malinconia non gli lasciava nemmeno il tempo di commettere peccato.
Il rumore che saliva dalla prua, quando la nave fende l'acqua era la sua sveglia mattutina. E' il suono che solo un marinaio può sentire per tutta la vita.
E' il suono del viaggio e della fuga, della partenza e del ritorno. Si crea schiuma abbondante e l'oceano si lascia accarezzare.
Era famoso nell'equipaggio. Ogni anima che avesse messo piede su quella nave sapeva ogni cosa che vi era da sapere riguardo a lui. Chiunque avesse camminato in coperta , anche solo per qualche minuto o per qualche ora, e poi fosse sceso e tornato a casa dalla famiglia, prima di addormentarsi ciò che sentiva era la sua voce. Così rassicurante. Aveva qualcosa di sincero che colpiva le persone diritte al cuore e poi quel suono saliva fino alla testa e attraversava con un brivido la schiena.
Quando vi era bisogno di lui, egli non tardava mai all'appuntamento.
E quando in lontananza spuntava lei, la terra, lui avvisava tutti. A volte gridava forte da perdere la voce, altre quanto serviva affinché nessuno potesse dire dopo di non essere stato informato.
A chiunque avesse bazzicato su quella nave lo potete chiedere, lo giuro, loro ricorderanno prima di tutti i viaggi e di tutte le avventure e di tutti i mari e gli oceani e del caldo o del freddo insopportabili un volto solo, due occhi e delle labbra screpolate. Una voce. Sempre la stessa, ma così diversa che la noia rimaneva esclusa da tutto questo, dal suo mondo e dal mondo di quelli che lo circondavano.
Aveva urlato in ogni buco, in ogni porto, dall'Oceania alle coste delle Americhe; la sua voce aveva raggiunto luoghi così remoti e aveva scaldato il cuore a marinai di ogni genere.
Aveva urlato nella burrasca e dopo la tempesta, sotto la neve nel Mar Glaciale Artico e sotto il caldo opprimente delle coste Africane. Aveva conosciuto le scogliere portoghesi e le rocce delle Indie.

Un volto così credo sia difficile non ricordarlo.
Non so se sia possibile crederlo, ma i giovani che scendevano a turno nei porti ad abbracciare i cari, quando questi li guardavano e chiedevano dei viaggi e della fatica, loro sapevano soltanto dire "Avreste dovuto sentirla! La sua voce."

Gli occhi blu, come quando l'oceano è profondo e fa paura.
Il Sole aveva scritto ogni suo nascere e ogni suo scomparire sul suo volto; lo aveva solcato, come le gocce fanno piano sulla nuda roccia. Le rughe erano così profonde e il sale andava a posarsi sul suo naso e gli dava terribilmente fastidio, gli levigava la pelle come l'acqua fa con i sassi.
E due ciocche di capelli bianchi cadevano stanche sulla fronte vissuta.

Quella mattina comunque, come dicevo prima, era diversa dalle altre per un motivo.
Mancava da casa da una vita. Non è un modo di dire; era da una vita che non la vedeva e l'aveva sognata di giorno e di notte, in ogni direzione e su ogni rotta. 
E ora ci tornava.
Come si torna dalla moglie o dai figli.
Lui non ne aveva di figli e nemmeno la moglie.
Aveva avuto sempre lei, la terra. La sua terra.
L'avrebbe riconosciuta da cento miglia di distanza.


Eccola là.

Silenzio.
Nessun urlo.
Non una parola.
E più si avvicinavano, più l'equipaggio si radunava attorno a lui incredulo di ciò che stava accadendo.

La sua Itaca era là. Con le braccia aperte.
Così tante volte gli era apparsa nel sonno e ora era lì. Per lui. Con lui.

Lentamente si girò verso le anime di delinquenti che lo avevano accompagnato per anni nei lunghi viaggi e la voce gli si fermò in gola e pesava come un macigno " Sono a casa, sono arrivato."
Ogni marinaio si fece muto come mai lo era stato nella vita.
"Devo scendere".
E ve lo dico io, sembrava quasi uno spettacolo per chi assisteva alla scena da terra.
Cinquanta uomini, metà dei quali avanzi di galera e l'altra metà gente che nemmeno della galera era degno, fermi come statue di marmo a guardare un uomo camminare sul pontile.

Si girò. E tutti la poterono vedere la lacrima che gli scese dall'occhio rigandogli la guancia, cavalcando ogni ruga presente. Solcò più la sua pelle quella lacrima così da tempo trattenuta, che il lavoro di anni del Sole.
E disse con un solo respiro "Terra".
E nessuno lo vide più.
Un uomo che neanche per un istante aveva tremato davanti a onde di dieci metri, piangeva nel vedere casa sua. Per anni aveva avuto il timore di tornarci. Ha davvero dell'assurdo.


Ebbene io ero tra loro. Tra i marinai.
E i giorni seguenti non si sentì più nessuno annunciare l'arrivo.
Si videro solo occhi spenti e sguardi cupi.
E nemmeno l'oceano sembrava bello come prima.
Si dormiva male la notte.
Siamo scesi anche noi.
Ho sentito dietro di me, mentre mi incamminavo verso casa, una donna chiedere ad uno dei marinai abbracciandolo che cosa ne fosse stato della sua vita negli ultimi mesi, lui disse solo "Avresti dovuto vedere quella lacrima".

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