martedì 22 settembre 2015

Il funerale quotidiano

La vita è incredibile. Non per forza bella, per lo meno non per tutti. Peró è sicuramente incredibile come possa nascere una storia da un pó di forfora e da una chioma di capelli unti.
Che schifo direte voi. Ho detto così anche io.
Tutti i giorni però la signora prendeva l'autobus. Non ad un'ora precisa, niente di prestabilito. Però ci saliva. Il suo modo di vestire era molto discutibile. Non so se si vestisse male o bene, non me ne intendo in materia. Però faceva discutere, questo è un dato di fatto. È strano perché le cose che fanno discutere solitamente o sono importanti o sono strane e lei non pretendeva di essere importante affatto, ma strana lo era eccome. Inizialmente una sensazione di ribrezzo e un certo distacco. Da quei capelli così unti che le ciocche si univano tra di loro in maniera piuttosto naturale.
Aveva perso il senno da anni. Rideva nelle giornate cupe, quando il cielo minaccia grandi aquazzoni; si infuriava con il sole. Piangeva di gioia e rideva per la tristezza.
Il naso lungo andava a toccare le labbra imbevute di rossetto che non conoscevano il sapore di un bacio sincero da troppo tempo.
Aveva perso il sonno.
Da quando lui se ne era andato.
Era con lei.
E poi un giorno se ne era andato. E le era sembrato che fosse accaduto come fanno i fulmini. Ci sono e dopo un attimo non ci sono già più.
Che tutto il tempo passato insieme a lui fosse terminato come quando per due giovani amanti finisce una notte. Un giorno ti svegli e sei solo. Come quando si è nel grembo.
Solo.
E di persone se ne vedono per strada: bambini, vecchi, adolescenti. Alcuni interessanti, altri innocui. Ma sei solo.
Cerchi un volto, ma non trovi nulla di simile a ciò che vai cercando.
Sì, e poi ho scoperto dove andava. Ogni giorno, quando la mente per qualche secondo riacciuffava il senno perduto, si recava al cimitero per posare un fiore sulla tomba di lui.
Aveva perso la ragione.
Aveva perso lui.
Ma non il suo ricordo e ciò che ne era stato del tempo trascorso.

E il giorno prima di lasciare questo mondo l'aveva guardata e le aveva accarezzato i capelli. Aveva deciso di non lavarli più, da quando lui li aveva accarezzati in quel modo. Aveva deciso di aggrapparsi a quella carezza.
E ora io non provo più disprezzo. Sebbene non sappia nemmeno il suo nome io ogni giorno spero di incontrarla per chiederle come fa. Per chiederle come si fa a credere e come si fa ad aggrapparsi ad una carezza.

autore: Sebastiano Colaluce

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